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TESTIMONIAL

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domenica 6 luglio 2014

Racconto del viaggio e della vita durante il Mons Gibel 2014 per ADMO


Mons Gibel 2014 per ADMO



Finalmente, sono atterrato in Sicilia e, come speravo, il tempo è bello.
All'aeroporto trovo Rosario e Manuela ad attendermi, ci abbracciamo e ci dirigiamo verso casa. Lungo il tragitto facciamo sosta in una friggitoria ad assaggiare la specialità catanese: carne di cavallo, schiacciatine, polpette e un'ottima birra.

Mi portano a Mascalucia, nell'appartamentino mansardato di Rosario, è ormai notte, resto da solo e faccio la spola dalla camera al terrazzo perché l'Etna ha deciso di darmi il benvenuto con uno spettacolo pirotecnico meraviglioso.
Fontane di lava che illuminano il cielo e la colata verso la valle del Bove.

15 giugno

Dormo benissimo, il mattino faccio una colazione veloce ed esco prendendo la direzione verso Pedara dove alle dieci m'incontro con Alessandro, mio nipote, che si trova lì ospite di un amico.
Faccio una colazione (bis) a base di granita alla mandorla.
Arrivano Elena, SuperElena Cifali, la mia amica maratoneta insieme al figlio Luca... avevamo già programmato un pranzo a casa loro.


Stiamo insieme fino alle sedici, ci raccontiamo, ci parliamo finalmente dopo tanti mesi di amicizia virtuale, non è vero che Facebook sia solo un mondo finto, a volte le persone dietro a dei nickname sono vere e spesso migliori di come loro stessi si descrivono, Elena è esattamente come me la immaginavo: vera, trasparente, sincera, dolce e fortissima, un'atleta di razza.
Arriva Rosario, andiamo in una birreria di Nicolosi e li ritrovo Giuseppe, Daniele e Arturo, i miei amici dal primo Mons Gibel, quello del 2010... sono commosso e non riesco a trattenere le lacrime, forse perché sento che potrei non rivederli mai più.

16 giugno

Con Rosario arriviamo a Giardini Naxos... ci sono già tutti: Anna Maria Bonanno, la super presidentessa di ADMO Sicilia, Chiara Stella Vetromile la Presidente di ADMO Milazzo con suo marito Giorgio Maugeri, Atti Pop, Angelo Allegra, Carmen Triolo e il mio compagno di viaggio, l'unico che mi accompagnerà per tutto il tragitto: Emanule Nicastro, venuto appositamente dalla Germania portato alla partenza da Concetta, sua moglie che già conoscevo e con cui ho ballato a Capo Milazzo Villa Agnese l'anno scorso.
Facciamo le foto di rito, un'intervista da parte di una rete televisiva locale e accompagnati da Carmelo Magaraci, guida dell'Ente Parco Fluviale dell'Alcantara, iniziamo ufficialmente il viaggio.



Risaliamo il fiume Alcantara con Rosario, Atti Pop e Angelo poi loro tornano alla macchina e Carmelo, Emanuele ed io proseguiamo. Il sentiero è facile, si sviluppa sul lato catanese, guadiamo diverse volte a causa del livello del fiume ma è piacevole, il caldo comincia a farsi sentire. Alcuni turisti attrezzati con la muta fanno canioning, l'acqua dell'Alcantara è sempre gelida, in questo periodo è prodotta dallo scioglimento dei ghiacciai perenni che si trovano sotto le colate a quota due/tremila.

Arriviamo a Francavilla di Sicilia e Carmelo ci ospita in una sua casa dove riposiamo per la notte dopo un'ottima pizza consumata in paese.

17 giugno

Partiamo alle nove, dietro la nostra guida in questo verdissimo parco, attraversiamo vigneti, aranceti dove la gente è attivissima, chi da il verderame, altri mettono supporti per piante rampicanti che poi identifico in pomodori, zucche, fagioli, meloni.
Superiamo una serie di laghetti, le gurne. Al Mojo Alcantara entriamo nella ferrovia dismessa e ne percorriamo un lungo tratto fino alla periferia di Randazzo.
Chiamo al telefono Gaetano Longhitano, presidente del locale CAI, il tempo minaccia pioggia, io non sto bene, comincio a sentire qualche dolore all'addome, sono preoccupato...
Dormiamo in un B&B, il mattino successivo viene un infermiere a farmi il prelievo per l´emocromo: i valori stanno risalendo, ma mi sento molto debole.
Decidiamo di non salire sull´Etna e aspettiamo Concetta che ci viene a recuperare e ci porta a Catenanuova.


Essere a Catenanuova significa ritrovarsi nella Sicilia che amo, nella dimensione che la gente di città o ha dimenticato oppure non ha mai conosciuto. Immaginate le persone che escono da casa con una sedia e che si avviano verso altre persone, si siedono, si parlano, a volte anche in maniera che per chi transita e non ascolta potrà apparire folkloristica, chiassosa, alterata da improvvisi schiamazzi, risate, rimproveri... I bambini fanno parte di questo colorito aspetto della comunità frequentatrice degli angoli, dei cortili, a volte di semplici marciapiedi... ma è la vera essenza dell'antico comunicare, del tramandare usi e costumi dai più vecchi, spesso arricchiti dall'esperienza che trasmettono ai più giovani a volte attraverso i ricordi, gli aneddoti, i proverbi… l'educazione e la vera cultura, il rispetto e l'amore.
Sono stato seduto accanto a una di queste comunità, alla famiglia di Concetta: la sua mamma Vita, Graziella, Cristina e altre ragazze, bambini addormentati, ragazzini curiosi e attenti su ciò che dicevamo. Io mi sentivo accettato, uno di loro, il tempo è passato anche troppo in fretta, è stato bello, semplicemente bello.

22 giugno

Emanuele mi legge dentro... stamattina è uscito con questa proposta: andiamo a Gangi? Qui vive un mio carissimo amico: Totó Lovecchio, cantautore folk, la mia colonna sonora dello stupendo viaggio del 2008 dalla Liguria alla Sicilia, durato tre mesi, attraverso la cultura, i dialetti, i sapori, l´amore, gli imprevisti, il freddo, la fame, la fatica... la vita!
Ero arrivato da lui esausto, consumato, sfinito ma non vinto, avevo solo trecento chilometri da fare ma alle spalle c'erano due mesi e mezzo colmi di esperienza, amicizia e oltre mille chilometri già fatti.
Totó mi accolse come un vincitore quando ancora non avevo raggiunto l'obiettivo e me lo ritrovai a Erice con la sua chitarra e la sua canzone: “Camina camina“.
Siamo stati nel suo Agriturismo e abbiamo conosciuto sei palermitani: Antonio e Rosetta, Michele e Caterina, Andrea e Ivana.
E´stata una bellissima giornata. Al ritorno siamo passati da paesini straordinari: Troina, Cerami, Sperlinga, Gagliano, Nicosia, tutti arroccati in cima a speroni sui mille metri con l'Etna sempre al di sopra di tutti e il suo pennacchio di fumo.

24 giugno

Concetta ci porta fino alla fiumara, a pochi chilometri da Fondachelli Fantina, qui troviamo Antonino ad attenderci. I baci e gli abbracci e poi, salutata Concetta, saliamo sulla sua panda e in breve tempo, risalendo il letto del fiume arriviamo alla casa dei Pecurari di Emanuele.
Domenica, la mamma e Cateno, il fratello, una decina di cani, gatti, maiali, galli e galline, volpi che litigano… almeno così ci hanno detto i due fratelli quando noi chiedevamo cosa fossero quelle grida nel bosco… erano due maschi che litigavano a causa di una femmina… così va il mondo anche fra gli animali…



In pochi minuti Antonino ha cominciato a macellare un povero agnello davanti ai miei occhi umidi di tristezza, è stato acceso il fuoco e mentre Emanuele ed io ci sistemavamo in una stanzetta messa a disposizione per noi, il profumo della carne arrostita ci ha fatto capire che la cena era pronta.
Carne, verdure, formaggi, frutta e vino rigorosamente biologici, decisamente roba sanissima, gustosa, profumata dal sole qui abbondante.
Il sonno è stato spesso interrotto dalle grida delle volpi, dal canto dei galli appollaiati sui rami degli alberi, dal concerto dei numerosi cani alla luna.

25 giugno

Un caffè con latte appena munto, una ricotta al forno,  pane appena sfornato, marmellata e miele, una pastiglia di antidolorifici e, salutati gli ospiti, abbiamo preso la strada sterrata verso la “Cisternazza”.
E’ stato molto faticoso per me, mi mancava il fiato e il mio preziosissimo compagno, in silenzio, era sempre pronto a togliermi lo zaino in occasione dei tantissimi momenti in cui avevo bisogno di un poco di sosta.
Si è offerto più volte a caricare nel suo zaino qualcosa per alleggerirmi, ma io stoicamente mi sono sempre rifiutato sapendo che con il tempo mi sarei adattato al peso.
L’arrivo alla cisterna è stato emozionante e chiarificatore.
Proprio in quel punto Emanuele si era “staccato” dal resto del gruppo nel 2012, perdendosi e, non per caso, incontrando i suoi “pecurari”.
Abbiamo scattato delle foto e abbiamo ripreso il cammino finalmente su un sentiero che ben conoscevo essendoci passato la prima volta nel 2008 quando dalla Liguria in tre mesi ero arrivato fino a Erice.


Nel 2012 insieme con Emanuele e tanti altri amici eravamo partiti da Rometta Marea terminando il viaggio a Nicolosi, nel 2013 eravamo partiti da Terrasini, attraversato le Madonie, i Nebrodi e i Peloritani terminando il viaggio a Saponara.
Eravamo decisamente su una strada amica e per me questo tipo di strada è certamente il preferito: niente macchine, semafori, negozi… tutto è a portata di mano, tutto è a disposizione dei sensi, le necessità sono soddisfatte in maniera semplice e naturale, un panorama, il vento, la pioggia, il sole, la frutta spontanea, gli animali, i profumi, i rumori… tutto ti attraversa, tutto ti entra dentro e viene elaborato in voluttà, piacere infinito, pace e serenità.
La vera libertà si avverte nel preciso istante in cui il desiderio è immediatamente soddisfatto.
Qui, fra questa pace naturale, le aspirazioni sono semplici e subito appagate. Nella vita che ci è imposta dalla società civile che viviamo giorno dopo giorno, siamo distratti da necessità false che non escono dal cuore. Viviamo in relazione di ciò che sublimemente ci entra dentro, siamo continuamente manipolati e ci adattiamo ad una vita che non ci appartiene, recitiamo una parte di commedia di cui non conosciamo lo spartito, non sappiamo più chi siamo e neppure il perché del nostro comportamento.
Durante le ore di cammino abbiamo parlato di noi, della nostra vita, delle nostre “ragazze”, di come le abbiamo conosciute, conquistate…
Ci siamo finalmente aperti, senza prevaricazioni, senza voler dimostrare nient'altro che la vera essenza del nostro esistere, così, semplicemente per diventare squadra vincente, entrambi attenti alle necessità dell’altro.

Posto Leone

Posto Leone si trova nel Demanio Comunale di Santa Lucia del Mela. Qui vi è un’area molto accogliente al centro della quale è stata costruita una grande vasca e intorno, all’ombra di pini, castagni e querce, sono stati posti numerosi tavoli con panche di legno, altalene per bimbi,  punti cottura, una fontanella ed anche i servizi igienici.
Decidiamo subito dove piazzare la tenda e mentre Emanuele accende il fuoco per la cena io mi faccio una specie di doccia alla fontanella e lavo tutta la roba.
Ceniamo con un risotto liofilizzato al gusto degli asparagi, sulla confezione c’era scritto: Tempo di cottura 15 minuti… dopo mezz’ora i chicchi erano ancora al dente, decidiamo di metterci a mangiare e dopo poche cucchiaiate comincio a star male.
Ho sentito che il riso si era bloccato verso la parte bassa dell’esofago, in prossimità del Cardias, ho bevuto un sorso d’acqua per far scendere il riso ma il tappo restava lì… ho provato a rigettare, a saltare per smuovere questo blocco, saltavo e gridavo ed il povero Emanuele non sapeva cosa fare… finalmente fra salti e tentativi di vomitare ho sentito un rigurgito e…. mi sono liberato.
E’ stato molto doloroso ma da quella brutta esperienza ho capito che devo mangiare molto più lentamente e bere continuamente per far scendere il cibo.
Purtroppo questa è una delle conseguenze della chemioterapia, una minor produzione di saliva e quindi minor lubrificazione dell’esofago…
Ma torniamo al viaggio, alla parte più interessante della mia vita.
Dopo cena ci siamo abbandonati ai ricordi, abbiamo ripercorso i due Mons Gibel delle precedenti edizioni, ricordando i partecipanti:
La pazza Cheryl, americana/francese, Francesca e Carmelo, toscanacci con la "C" aspirata, Agostino, l’OMO della Garfagnana, il tenero Moreno, Paolo Miroddi che aveva male alla spalla.
Dormiamo abbastanza bene, la terra è dura anche se cerchi di renderla più morbida con materassini ed altri artifizi non sarà mai come un meraviglioso letto!

26 giugno

Partiamo all’alba in direzione del mio Pecuraru: Giovanni Ciulla.
E’ bello sapere esattamente dove ti trovi, così come ricordare di esserci passato altre volte, il cammino diventa semplice ed intuitivo, ci si può abbandonare alla distrazione delle immagini e dei pensieri, alle parole, ad un cammino meno attento alle coordinate ma più proiettato verso le semplici esigenze: odorare un fiore, scattare foto, non pensare, non guardare gli strumenti che ho sempre con me.
Porto sempre un Holter metabolico, il cardio frequenzimetro ed un GPS, posso verificare le calorie consumate, i passi, le ore di sonno, i Mets, il battito cardiaco, la pressione, la glicemia, la velocità, i dislivelli… durante questa tratta non ho mai guardato gli strumenti, in particolare sotto le piante di gelso bianco ci siamo fermati a mangiarne a centinaia… decisamente un frutto paradisiaco.
Arriviamo alla frazione San Cataldo e qui finalmente ritrovo Giovanni Ciulla il mio amico Pecuraru. Dopo una doccia ci ritroviamo di fronte ad un piatto di pasta fatta con pomodoro fresco, seguito da bistecchine di capretto (povera bestia) cotte sulla brace del camino e una bella insalata.
Pennichella su una sdraio, un buon caffè e poi… mondiali di calcio, tanto per restare informati.
Io a dormire nel letto grande con Giovanni ed Emanuele in un lettino.


27 giugno

Dopo una colazione a base di ricotta, marmellata e frutta, dopo aver abbracciato Giovanni, saliamo a Piano Margi e molto lentamente, sempre sulla strada militare, con panorami stupendi verso le Eolie, la Calabria e a sud verso un mare cobalto. Dopo circa sei ore arriviamo al Santuario della Madonna di Dinnamare dove troviamo un nonno che era salito fin li per pregare per la salute del nipotino affetto da una rara malattia, è stato molto commuovente condividere con lui quei momenti così intensi.


Salutato il nonno siamo scesi finalmente al Vivaio Ziriò, abbiamo preparato un letto di felci molto spesso su cui è stata messa la tenda e dopo una modestissima cena a base del solito risotto agli asparagi, mangiato con molta lentezza, ci siamo abbandonati fra le braccia del solito Morfeo.
E’ stata una notte di vento, pioggia e nebbia, il “materasso” di felci ha un poco attutito la durezza del suolo e, al mattino, poco dopo le sette siamo tornati verso il Santuario, ci siamo fermati in un punto panoramico ad aspettare l’orario previsto per l’incontro con gli amici di ADMO Milazzo.
Alle dieci e trenta abbia fatto l’arrivo ufficiale al Vivaio accolti con il doveroso applauso, gli abbracci e i baci da parte dei tantissimi amici che erano giunti da Messina, Milazzo, Catania e altre località: Tiziana, sua mamma Carmela e Mimmo, Atti Pop al secolo Carmelo Rannisi, Pippo, Anna Maria, Paolo e altri di cui non ricordo il nome.
Una bella cerimonia da parte di ADMO, medaglie, panini, bevande, fotografie, abbracci, baci e poi ancora abbracci… tanta commozione, tantissima gioia… è stato bello, veramente bello condividere tutto ciò con questi amici meravigliosi.
Come per le altre edizioni siamo scesi tutti insieme fino a Saponara dove chi era giunto in macchina ci attendeva, in un bel bar, con delle squisite granite al limone, alla mandorla e alla fragola…
La sera Emanuele ed io siamo stati ospitati nella bella casa di Chiara Stella e Giorgio, a Capo Milazzo, abbiamo cenato sulla terrazza con un panorama sui monti che avevamo attraversato, si vedevano tutte le cime, la Rocca di Novara di Sicilia, il monte Scuderi, il Vernà e imponente sopra tutti “a Muntagna”, con il suo pennacchio… l’Etna!


29 giugno

Fatti non foste a viver come bruti…

Tutt’altro, qui, fra questa gente, nella calda e spontanea ospitalità che ne fa un popolo esclusivo, chiunque si trovi ospitato avverte la piacevolissima sensazione di essere considerato una persona importante.
Capire e sentire che l’intera giornata sarà dedicata a te… è stato squisitamente piacevole.
Sono un malato di cancro, una persona debole, da proteggere, da guardare con aria triste, per percepire ogni mia debolezza, ogni sofferenza per porne l’immediato conforto con attenzione.
Loro, tuttavia, hanno di fronte un malato che non si comporta da persona fragile, ho continuato a fare ciò che prima facevo, ora c’è solo la consapevolezza del male ma lo spirito e i sogni restano sempre ogni mia priorità. Loro pur sapendo della mia malattia, mi vedono forte e deciso e allora, probabilmente, la loro dimostrazione di affetto e stima s’ingigantisce, portando ogni loro attenzione all’estremo.
Questa è stata l’atmosfera in cui mi sono trovato a casa di Chiara Stella e Giorgio, coccolato, curato, protetto, viziato, amorevolmente accolto fra loro con Emanuele, il mio prezioso compagno di viaggio.
E’ stato un soggiorno “in famiglia”, non posso aggiungere altro, ero con una sorella ed un fratello amici.
La sera c’è stata la conclusione del Mons Gibel 2014 per ADMO
Accade pertanto che una semplice serata di premiazione divenga un “Inno alla Gloria”, tutto e tutti erano rivolti alla mia persona, mi sentivo confuso, quasi non degno di così tanta considerazione.
La sera, una bellissima cena, con una partecipazione estesa ad amici e conoscenti, con tema Manfredi, Emanuele, Tiziana e ADMO, sotto un cielo tempestato di stelle, sulla penisola di Capo Milazzo… unica, irripetibile, magica, una serata che resterà sempre nel cuore.

Il gruppo del CAI di Randazzo

30 giugno

Lo zaino era già pronto, con Chiara Stella e Giorgio arriviamo al porto, alle 10,30 arrivano dall’isola di Vulcano mia figlia Barbara e la mia adorata nipotina Guya.
Abbracci e baci e poi, con un pullmino, arriviamo all’aeroporto di Catania, Barbara e Guya partono per tornare a casa ed io vengo raccolto da Orazio che mi porta a casa sua, a Gela.

Passare così, improvvisamente, da una famiglia ad un’altra, da un affetto nuovo, Chiara e Giorgio li ho conosciuti nel 2011, ad un’amicizia affettuosa che dura dal 1968, con Orazio ho trascorso tre anni di servizio militare in Sicilia.

E’ facile quando i rapporti sono consolidati, quando si è sinceri, sempre.
Resto a Gela fino al mattino del 3 luglio, poi, accompagnato dal mio amico torno a Catania dove prendo l’aereo per tornare a casa, fra gli ulivi… di fronte al mare.

Ricordi, immagini, voci, profumi e sapori m’avvolgono, starei ad occhi chiusi per cercare di rivivere ogni momento… ma non son fatto così.

Accendo il computer e scrivo:


Mons Gibel 2015 per ADMO
Staffetta natatoria delle sette isole Eolie



Perché i ricordi invecchiano e servono solo ad invecchiare ulteriormente, io ho altro da fare, il 10 luglio prossimo compirò solo 67 anni… e allora lasciamo da parte i ricordi, continuiamo a vivere!